Una fortificazione sul Baradello esisteva in epoca gallica e romana; dopo il 196 a.C. il console Claudio Marcello fece costruire un alloggiamento con doppia cinta muraria sull’area precedentemente occupata dai primi abitanti della Comum Oppidum. Serviva per avvistamenti e segnalazioni; detto Baractelia fece parte, all’epoca delle invasioni barbariche, del Limes, la linea di confine instaurata dall’Impero Bizantino e a cui apparteneva tra gli altri, il castello dell’Isola Comacina. Ad erigere la torre all’interno delle mura, fu Barbarossa che vi si rifugiò dopo la disfatta del 1160. I Visconti, signori di Como negli anni fra il 1426-36, rafforzarono le mura ed elevarono la torre, trasformarono il complesso in una vera e propria rocca, poi smantellata dagli spagnoli nel 1527. In seguito, rimase integra solo la torre, denominata “il Castello”. L’ex fortezza divenne un rudere, acquistato dalla fam. Venini nel 1773, venduto nel 1873 a G. Castellini e, dopo la morte nel 1927 dell’ultima erede,
la benefattrice Teresa Rimoldi, ceduto al Comune di Como. Nell’ultima guerra mondiale vi fu acquartierato un plotone di Bersaglieri. Un sommario riassesto fu terminato nel 1903 comprendente la sistemazione della scala d’accesso laterale alla torre nonché la sua divisione interna in quattro locali. Vari restauri culminano con il recupero nel 1971 grazie al sindaco A. Spallino e diretto dall’arch. L. M. Belloni, che portarono alla luce tratti delle mura e i resti di un edificio civile romanico la “palazzina”. Nel 1984 fu realizzata la scala interna alla torre, per salire al terrazzo sulla sommità, dal quale si gode uno spettacolo impagabile sulla città e sul primo bacino del lago. L’Associazione Cavalieri del Palio ha avviato escursioni con visita animata da personaggi in costume. Oggi l’ente reg. Parco Spina Verde con personale dedicato offre programmi per gitanti, cultori di storia e scolaresche.
Il moderno concetto di “tempo libero” era già presente anche nel Medioevo. Il quadro storico dei divertimenti medievali presenta sfumature notevoli, legate alla scala sociale, alle diversità tra regioni e tra città e campagna. Tra questi, come non citare il torneo, le giostre militari o popolari, vere e proprie battaglie fittizie, ben regolate, dotate in genere di premi e soprattutto riservate a contendenti montati a cavallo e muniti di armi cavalleresche. Questi costosi tornei erano tenuti di tanto in tanto da re o baroni in occasione di grandi feste, vittorie, matrimoni principeschi e richiamavano contendenti da ogni luogo. Molti di loro erano cavalieri senza fortuna, uomini coraggiosi che entravano in “lizza” nel chiuso dello steccato, armati di “armi cortesi” cioè lance terminanti in punta con un bottone di ferro o di legno, spade smussate o rotonde, mazze ferrate senza spuntoni né chiodi. Prima del torneo, un araldo si recava di castello in castello annunziando la festa e invitando i cavalieri a combattere.
Nel luogo del combattimento, si realizzavano padiglioni di tela e di velluto per i campioni e per il loro seguito. Si costruiva l’anfiteatro con gradinate per il pubblico e palchi adorni di arazzi e tende trapunte d’oro e d’argento, da cui le dame incoraggiavano i campioni e i giudici davano il loro verdetto. Il cavaliere compariva il giorno precedente il combattimento davanti agli araldi, facendo prove di nobiltà e consegnando lo scudo dipinto coi colori della sua casa e della sua dama o col suo stemma particolare o di famiglia. Il combattimento era preceduto dalla presentazione dei campioni e del loro tipo di armamento. Si combatteva fino a che uno dei due chiedeva grazia oppure, stanco, alzava la visiera. Nonostante i cavalieri fossero protetti dall’armatura e dalla corazza, spesso i duelli causavano feriti e, più raramente, morti. Lo sconfitto consegnava cavallo e armatura al vincitore e pagava un riscatto in denaro per la libertà.
Nato oltre quarant’anni fa per “raccontare” la storia della città di Como soprattutto a chi vi era giunto ad abitare da poco tempo, il Palio del Baradello si è evoluto negli anni in una grande occasione per rivivere questa grande Storia, insieme a cittadini e visitatori, con una serie di eventi, tornei e spettacoli che richiamano i pomposi festeggiamenti allestiti dai comaschi nel marzo 1159 per la prima visita dell’imperatore Federico Barbarossa.
Federico I di Svevia, infatti, fu l’indispensabile alleato utile per la rinascita della città dopo la cruenta distruzione operata dai Milanesi al termine della sanguinosa Guerra Decennale e, soprattutto, dopo trent’anni di umiliante servaggio e di continue violente angherie che parevano non avere mai fine. Se oggi l’antagonismo è ormai superato e lascia spazio alla sinergia tra le due città, all’inizio del XII secolo non era proprio così.
Nato oltre quarant’anni fa per “raccontare” la storia della città di Como soprattutto a chi vi era giunto ad abitare da poco tempo, il Palio del Baradello si è evoluto negli anni in una grande occasione per rivivere questa grande Storia, insieme a cittadini e visitatori, con una serie di eventi, tornei e spettacoli che richiamano i pomposi festeggiamenti allestiti dai comaschi nel marzo 1159 per la prima visita dell’imperatore Federico Barbarossa. Federico I di Svevia, infatti, fu l’indispensabile alleato utile per la rinascita della città dopo la cruenta distruzione operata dai Milanesi al termine della sanguinosa Guerra Decennale e, soprattutto, dopo trent’anni di umiliante servaggio e di continue violente angherie che parevano non avere mai fine. Se oggi l’antagonismo è ormai superato e lascia spazio alla sinergia tra le due città, all’inizio del XII secolo non era proprio così.
Il libero Comune di Como rappresentava una solida realtà politica ed economica, il cui territorio, corrispondente a quello della Diocesi, si estendeva a nord fino alla Valtellina e al Canton Ticino, mentre trovava il suo limite a est, ovest e sud nella potenza milanese. Como si sottraeva all’influenza ambrosiana a cominciare dal punto di vista religioso, avendo aderito secoli prima al cosiddetto Scisma dei Tre Capitoli e dipendendo quindi dal Patriarcato di Aquileia. A Milano facevano gola invece le vie commerciali d’acqua e di terra, cioè il lago e i passi alpini, in mano ai Comaschi. Questa la vera motivazione per lo scontro che opporrà le due città rivali dal 1118 al 1127, narrato da un anonimo poeta comasco nel Liber Cumanus (poema coevo composto di 2030 esametri latini, edito per la prima volta nel XVIII secolo nella raccolta muratoriana
grazie a Giuseppe Maria Stampa, sacerdote gravedonese del Collegio Gallio), e in cui l’Isola Comacina, alleata di Milano, appare avversario odiato perfino più dei Milanesi stessi. Il casus belli nel 1118 fu il rapimento, da parte di un gruppo armato comasco comandato da Adamo del Pero, del vescovo designato Landolfo da Carcano. La nomina del religioso non teneva conto della tradizione secondo la quale era il clero comasco a eleggere il nuovo presule. Durante il colpo di mano furono uccisi due familiari di Landolfo, e le cronache dell’epoca ricordano il dettaglio truce delle loro mogli che chiesero pubblicamente vendetta indossandone le camicie insanguinate. Dopo dieci anni di guerra, inizialmente favorevoli alle milizie comasche, venne a mancare l’amatissimo Vescovo Guido Grimoldi, descritto dal poeta Anonimo Cumano come un novello Mosé che con le braccia levate al cielo in preghiera intercedeva per il popolo. Da quel momento le sorti della guerra volsero a favore dei Milanesi, finché Como fu costretta a capitolare. La città fu rasa al suolo in piena violazione dei termini della resa, il 27 agosto 1127. Gli abitanti fuggiti sui navigli dovettero assistere in lacrime alla distruzione delle mura della città romana e dei due antichi borghi del Vico e della Coloniola. Uno scenario apocalittico a cui seguirono trent’anni di umiliante servaggio. Ai Comaschi fu proibito di costruire mura e case in pietra, così che non potessero arroccarsi contro gli attacchi milanesi (sarebbe stata sufficiente infatti una freccia incendiaria a distruggere le case in legno), e soprattutto di commerciare al di fuori della città. Restrizioni assai pesanti. E conoscendo la vocazione
mercantile dei Comaschi a tutt’oggi, è comprensibile che si sentissero soffocare, anche perché le angherie dei milanesi (prepotenze, ruberie...) erano all’ordine del giorno. Quando però nel 1152 fu eletto Imperatore l’energico duca di Svevia Federico, i Comaschi intravidero subito in lui un potenziale loro difensore, capace di offrire una possibilità di riscatto. Il Vescovo di Como Ardizzone I Lucini fu il grande tessitore di questa nascente alleanza per la quale si recò spesso in Germania. I Comaschi, come gli altri alleati imperiali lombardi (Lodi, Cremona e Pavia), presero parte al primo breve assedio di Milano nell’estate 1158, alla sfortunata battaglia di Carcano (1160) e alla definitiva distruzione di Milano nel marzo 1162. Gli storici raccontano che essi chiesero al regale alleato un quartiere dell’odiata città da demolire con le proprie mani, per vendicare la distruzione subita dalle mura comasche. cI rapporti con l’Impero non si limiteranno però all’aspetto militare, toccando molteplici questioni giuridiche ed economiche, con concessione di diritti e privilegi da parte di Federico, arbitrati e risoluzioni di vertenze locali. E rimane chiaro che la scelta di campo dei Comaschi non fu dettata da viltà e opportunismo, come allude il famoso poema “Il Parlamento” di Giosuè Carducci (chi non ricorda quel verso... “Como è coi forti, e abbandonò la Lega”?), bensì da necessità di sopravvivenza. Oggi come allora, gli eventi e gli spettacoli del Palio del Baradello riportano in vita quei gioiosi festeggiamenti, fortemente voluti per celebrare la fine del giogo milanese e la rinascita della storia di Como.
Nel lontano 1980 alcuni amici, invece che ritrovarsi al bar, si incontrarono alla Circoscrizione 3 di Camerlata e pensarono di organizzare qualcosa di nuovo e bello per il quartiere .....
Fin dai tempi antichi i mulini o macinatoi furono una grande risorsa ed ebbero un ruolo fondamentale nella vita e nell’economia dei paesi fornendo il necessario sostentamento alle famiglie e agli animali.....
Le notizie di Cernobbio durante il Medio Evo, a oggi disponibili, seppur poche, restano comunque significative. Fra queste è anzitutto degna di particolare rilievo l’attribuzione della qualifica di borgo all’aggregato cernobbiese.....
La storia del “Borgo di Quarcino” ebbe inizio nel mese di ottobre del 2013, quando un gruppo di amici cominciò a sviluppare le prime idee sul nuovo Borgo, sui colori, il logo e soprattutto il nome della nuova contrada. Nacque così il “Borgo di Quarcino”.....
Nel cuore di Como, all’interno della città murata così ricca di memorie storiche dal Medioevo ai giorni nostri, si trova un quartiere particolarmente caratteristico, che si è mantenuto nonostante lo scorrere dei secoli: la cosiddetta “Cortesella”, come da sempre è chiamata dai Comaschi.....
VINCE IL PALIO 2024
La Guerra dei Dieci Anni (1118- 1127) duramente combattuta tra Milanesi e Comaschi ha lasciato un'ampia eredità di racconti, personaggi e battaglie....i canneti che coprono la foce del Breggia situata in località Tavernola, a metà strada tra Cernobbio e la fortezza di Vico.....
Il borgo di Sant’Agostino, tanto fortemente comasco, quanto nobilmente distaccato in una autonomia retaggio del suo passato di Coloniola, non poteva mancare al Palio fin dal primo appello. Borgo di lavandaie e di robusti facchini.....
Gara caratteristica e faticosissima, consiste nel percorrere più volte un circuito trasportando un passeggero su di una carriola. Questo gioco era molto diffuso durante le feste che si svolgevano a Como durante il Medioevo. Ogni equipaggio è composto da due atleti, uno che spinge la carriola ed uno che si fa trasportare su di essa.
Il Tiro alla Fune è uno dei più antichi giochi. La sfida tra le due squadre rappresenta in modo ancestrale la lotta tra bene e male. Questo gioco era praticato sia come attività sportiva autonoma, sia come pratica di allenamento per le altre discipline. Oggi il Tiro alla Fune fa parte delle comuni competizioni di lotta.
Borghi, Contrade e Comuni si sfidano a bordo delle Lucie, le tradizionali imbarcazioni di legno che per secoli hanno rappresentato il principale mezzo di trasporto delle persone sul Lario.
Con la partecipazione di tutti i Borghi e Comuni aderenti al Palio, l'Imperatore Federico e l'Imperatrice Beatrice di Borgogna , Enrico il Leone e la sua augusta consorte Clementia Zaehringen, seguito di Condottieri, Cavalieri, Armigeri, Nobili, e Dame, seguiranno l'Ariete ed il Carroccio. Il percorso si snoderà lungo le strade cittadine via Aldo Moro, via XX settembre, via Milano, piazza Vittoria, Viale Battisti, via Carducci, via Paolo Giovio, piazza delle Medaglie d'Oro, via Vittorio Emanuele con arrivo in piazza Duomo.
Domenica 27 Ottobre 2024 - CENA MEDIEVALE in costume - Banchetto con gli Imperatori, la loro corte ed i dignitari della Città di Como, a base di portate della cucina medievale.— Azienda Agricola Nuovo Bosco di Novedrate Prenota
Giovedì 19 Settembre ore 20:30 - CONCERTO - ELEVAZIONE SPIRITUALE a cura della Celtic Harp Orchestra— A spiritual concert with celtic harps
dipinto da Jo Taiana
montaggio di Margherita Orsenigo, Giuseppe Bellanca ed Arturo Tosca
Volando con la fantasia mi do- mando quale Città l’imperatore Barbarossa troverebbe oggi. Se nel lontano 1159 Federico I Hohenstaufen trovò un contado umiliato ma non domato, al cui in- terno covava una voglia di rivalsa che portò alla riedificazione della città dopo la sconfitta di Como nella guerra con Milano, oggi l’Imperatore, in questo ipoteti- co viaggio nel tempo, troverebbe una città animata dal medesimo spirito di rivalsa e chiamata ad af- frontare nuove sfide e i mutamen- ti urbanistici che ne conseguono.
andando a far crescere le iniziative rivolte alla nostra Comunità. Ma, nonostante queste dinami- che, Il Palio del Baradello c’è. Da più di quarant’anni, coniuga mo- menti per le famiglie, attività di- dattiche, momenti di Arte e di Storia e di riscoperta del nostro patrimonio culturale, una mani- festazione a cui i comaschi sono estremamente affezionati. Sarà una edizione ricca, che con- solida questo nuovo inizio che porterà il Palio a crescere sempre di più e a cementare il legame tra la città, la sua storia e noi cittadi- ni. Buon Palio a tutti!