Il borgo si estende dalla omonima importante struttura conventuale, adiacente alla chiesa gotica che dal 1300 domina l’attuale piazza Amendola, fino alla punta di Geno. Sviluppatosi attorno all’insediamento di coloni romani voluto da Lucio Cornelio Scipione nel 77 a.C. crebbe fino a costituire un nucleo satellite, indipendente dalla città al punto da avere proprie mura, fortificazioni e porto.
Separato dal nucleo di Comum anche dai due corsi d’acqua ora coperti del Valduce e del Vô, forse coprotagonista della prudente strategia di presa del potere da parte di Cesare, che prima di varcare il Rubicone sistemò i suoi veterani vicino ai castri repubblicani, l’agglomerato primitivo è in parte riconoscibile nell’isolato che è compreso tra il viale e la piazza della Funicolare, ora piazza De Gasperi, la via Dionigi da Parravicino e la strada che ne fa sopravvivere il toponimo di Coloniola.
Situato lungo la via del lago, che ad est fiancheggia il primo bacino in direzione nord, il luogo poteva godere di una sua economia garantita oltre che dai commerci e dalla pesca, anche dai campi soleggiati fino a tarda sera. Tale condizione nel tempo popolò e privilegiò le sue rive fino a farle identificare con le due attività primarie dei “brut”, cioè degli addetti al carico ed allo scarico dei barconi e delle lavandaie, che coprivano di panni ad asciugare fin le balze sovrastanti l’attuale via Torno; mentre negli anni insieme alla più alta via Prudenziana questa si è trasformata in una prestigiosa zona residenziale, il lungo Lario Trento vive giornalmente il suo evolversi nelle strutture di accoglienza e ristorazione, favorito dalla lunga passeggiata che dalla stazione Nord a lago raggiunge il lido di Geno attraverso il verde dei giardini.
According to tradition, this town district was founded in 77 BC by Lucius Cornelus Scipio “the Asiaticus”and called“Coloniola” because of the Greek-speaking Roman veterans who were displaced here; but other historians ascribe its birth to the Celts. The “little colony” was later protected by its own walls, which were then destroyed by the Milanese army in 1127 and later partially rebuilt during the fight between the Guelphs and the Ghibellines. Its harbour was very important, because local goods used to be sold here, as well as products from villages around the lake. The work of the washerwomen, washing their laundry in the lake, also became very important. Only a few remains from the medieval borough are left, and there is only the memory of relevant buildings such as St. Augustine’s hospice, St. Sylvester’s hospital (later a convent dedicated to St. Anthony the Abbot), and St. Clement’s lazaret (for patients in quarantine) on Geno promontory, where Roman and Early-Christian stone slabs were found. Luxurious villas have taken the place of the old silkmills, but we can still see traces of medieval houses and a tower. The parish church of St. Agostino, wonderfully frescoed with an adjacent convent, is Como’s singular example of a Gothic-style church and the only church with two cloisters.